martedì 31 luglio 2007

...le solite cose...



Verrebbe quasi voglia di dire "portami con te" ai tanti che sono in partenza per le vacanze perché andare a conoscere nuovi posti è sempre stato il mio desiderio più grande e perché anche se sono stata lontana non faccio una vera vacanza da tanto... ma stoicamente rimango qua a godermi lo spazio un pochino più grande che con tante partenze ho, l'importante è guardare le cose solite con occhi diversi, forse non ce le rende nuove, ma viste da un altra angolatura si possono scoprire prospettive nuove non viste prima e chissà....

lunedì 30 luglio 2007

...pensiero della notte...



Era miglior pensiero
ristare, non guardare oltre, sognare:
Il sogno è l'infinita ombra del vero

“Poemi conviviali", Alexandros (Giovanni Pascoli)

domenica 29 luglio 2007

...buona merenda!!


Girando nel web alla ricerca di foto che mi servivano per una cartolina mi sono imbattuta in una gallery di foto alquanto curiose e pazze, e proprio scorrendola mi son trovata a pensare alla vita e nei modi tanto diversi in cui ciascuno di noi affronta le stesse cose…Così, dato che è ora di merenda ecco qualche considerazione sul cibo e sul nostro rapporto con lui, che alla fine non è altro che una metafora sulla nostra vita,….perché come nelle immagini nell'album...





(cliccate per scorrere le foto)

...c’è chi non ne hai mai abbastanza (foto 1)e chi invece è subito sazio (2), chi vorrebbe il frutto proibito (3) e chi si accontenta delle briciole (4), chi lo vorrebbe solo per sé (5) e chi lo mette a disposizione degli altri (6), chi lo vorrebbe ma non può (7) e chi pur potendo si accontenta della parte meno prelibata (8), chi pur che non l’abbiano gli altri ne prende anche il futile (9) e chi s’accontenterebbe di non essere la preda (10), chi di farlo per gli altri ne fa scopo della sua vita (11) e chi di esibirlo e vantarsene ne fa uno scopo (12)...

...e finalmente, c’è chi come il coniglietto in alto o me, a quest’ora sente un certo languorino e si accontenterebbe solo di qualche biscotto per merenda!!....

la "mia" Madrid Borbonica 3

Ed ecco uno slide con le mie foto da pochi giorni fa della "Catedral de la Almudena", il "Palacio Real" e la "Plaza de Espana".... nemmeno questa volta vi ho risparmiati...



..pillole di…Madrid: la Madrid Borbonica. Terza parte.

Riprendiamo la nostra strada dove siamo rimasti. Dal “Viaducto” torniamo indietro verso il Palazzo Reale. Davanti a noi la neogotica “Catedral de la Almudena”, del XIX secolo, la cui particolarità sta nelle cupole e guglie blu e nell’aver la facciata simile a quelle del vicino Palazzo Reale. Nelle vicinanze ci sono i resti delle vecchie mura arabe. Qua è stata costruita la prima fortezza e le prime case della città quando fu fondata. Il Palazzo Reale sorge, infatti, sull’area di una vecchia fortezza, distrutta agli inizi del ‘700 da un furioso incendio e ricostruita sul modello dei palazzi francesi.



L’enorme edificio di granito e calcare, opera di architetti italiani, mescola barocco, neoclassico e rococò, quest’ultimo soprattutto negli interni. Davanti alla facciata si apre la Plaza de Armas da cui si accede all’interno composto da ricche sale e sontuosi saloni come il “Salon de Columnas”, utilizzato come sala di banchetti nelle cerimonie di stato. Di grande impatto la “Sala de Porcelana” coi muri rivestiti di porcellane bianche e verdi con disegni di ghirlande e cherubini e la “Sala de Comida”, sfarzosissimo salone in stile rococò con decorazioni dorate, arazzi fiamminghi, lampadari di cristallo, vasi cinesi e una enorme tavola imbandita con argenteria finemente lavorata. Nelle sale adiacenti sono esposti vasellame e manufatti in oro o argento nonché alcuni strumenti preziosi come un violino di Stradivari e una chitarra dal legno finemente lavorato. La “Capilla Real “è semplice e austera nel suo stile neoclassico. Dalla grande piazza si accede anche alla “Real Armeria” con armi, cavalcature e armature spagnole o di altri eserciti. Ad un lato del Palazzo ci sono i Giardini di Sabatini, tipicamente italiani. Da notare che la famiglia Reale spagnola non abita qui ma qua si svolgono solo cerimonie ufficiali.


Percorrendo la strada verso la Plaza de Espana, meta finale di questo nostro giro, ci troviamo di colpo in un angolo spostato nello spazio ed il tempo: un tempio egiziano nel cuore della capitale spagnola, el Templo de Debod. E’ un antico tempio donato alla Spagna dall’Egitto a riconoscenza per l’aiuto dato alla salvaguardia dei tesori egiziani e sorge in un bel parco con un’ampio panorama sulla parte ovest di Madrid. Dal tempio, attraverso un sottopassaggio, si giunge alla Plaza de Espana, una delle più animate. Qui si ergono le moli dell’Edificio Espana e la Torre de Madrid, i due primi grattacieli di Madrid, simbolo del regime franchista.

L’arteria principale della moderna Madrid è il Paseo de la Castellana, un lungo viale alberato proseguimento come abbiamo visto del Paseo del Prado. Percorrendolo, si ha modo di ammirare la Madrid capitale commerciale e amministrativa. E’ il principale collegamento da nord verso sud ed iniziò a svilupparsi nel XIX secolo per merito dell’aristocrazia cittadina che edificò una serie di palazzi estivi da Plaza de Colon verso nord. Qua fra l’altro si trova il Museo Lazaro Galdiano, uno dei tanti musei di Madrid.



A est, la Castellana fiancheggia il Barrio de Salamanca, un ricco quartiere di boutique e aree residenziali. A sud ovest si trovano i quartieri di Chueca e Malasana, nei quali si respira l’atmosfera madrilena più autentica. Il tratto più a sud del viale si chiama Paseo de Recoletos. Poco distanti vi sono il Museo Arqueologico Nacional ed il Cafè Gijon, locale amato dagli intellettuali, fondato nel primo ‘900. In un altro popolare quartiere, Las Ventas, si trova la Plaza de Toros.

Fuori dal centro ci sono dei piccoli ed interessanti musei così come numerosi edifici storici: dalla Puerta de Toledo, un arco trionfale iniziato nel 1813, ai ponti di Toledo e di Segovia sul Manzanares, all’edificio residenziale vecchio stile di La Corrala.. A nord sorge il moderno quartiere commerciale di Azca, con grattacieli e moltissimi negozi alla moda. Vicino si trova uno dei più caratteristici angoli della Madrid dei grattacieli, le Torre Kio, che formano la chiamata Puerta de Europa nella Plaza de Castilla. Sono due torri inclinate l’una verso l’altra, 15° rispetto alla verticale, con un’altezza di 114 m e 26 piani. Sotto queste torri scorre il traffico di Madrid, e credetemi, rimanere fermo al semaforo sotto questa inclinazione fa un certo effetto. E sempre a proposito di questa Madrid proiettata verso il futuro, di notevole rilievo è stata la costruzione dei 4 nuovi terminali dell’aeroporto che lo hanno trasformato nel più grande del mondo per superficie di terminali e a cui si può accedere con la metropolitana, la più grande per ora, nel mondo per estensione e numero di linee.

venerdì 27 luglio 2007

...pensiero del giorno


leggenda del mattino...l'origine del sole...

E dall'Australia, una leggenda di buon mattino...








Una volta, tanto tempo fa, in cielo non c'era ancora il sole, c'erano solo la luna e le stelle. Sulla terra non c'erano ancora gli uomini, ma solo uccelli e bestie, che però erano assai più grandi di adesso.



A quel tempo lo struzzo, lo emu e la gru erano grandi nemici. Un giorno essi si scontrarono in una terribile battaglia. Essi lottarono a lungo, finché l'emu mise in fuga la gru. Presa dalla collera, la gru afferrò un uovo dei suoi e lo lanciò con tutte le sue forze contro il cielo. Il grosso uovo cadde in cielo su un gran mucchio di legna. Il giallo dell'uovo si sparse, e il mucchio cominciò a bruciare con una fiamma chiarissima.Sulla terra c'era tanta luce come se fossero spuntate dieci lune tutte insieme. Gli uccelli e gli animali erano sbalorditi: essi erano abituati a vivere in un'oscurità perpetua, non avevano mai visto tanta luce.



Quando lo spirito del cielo vide com'era chiara e bella la terra, pensò che sarebbe stata una bella cosa poter accendere ogni giorno un fuoco come quello.Chiamò i suoi aiutanti e ordinò loro di raccogliere di nuovo un gran mucchio di legna, e quando era grosso abbastanza di accenderlo. La legna cominciò a bruciare e spuntò il mattino. Il fuoco raggiunse il massimo, e sulla terra era mezzogiorno. Il fuoco si andava spegnendo, e sulla terra calava la sera.



E da quel giorno gli spiriti del cielo hanno sempre fatto così. Ogni notte essi fanno un mucchio di legna, ogni mattina l'accendono. E per avvertire la terra che il mucchio è grosso abbastanza, e presto verrà acceso, ogni mattina essi mandano fuori come segnale una stella grande e luminosa, la stella del mattino.Questa stella, però, possono vederla soltanto coloro che sono già svegli. Chi dorme non la vede.



I buoni spiriti decisero perciò di mandare ogni mattina sulla terra anche un secondo araldo del sole. Per un bel pezzo, però, essi non riuscivano a mettersi d'accordo sull'essere cui affidare un incarico tanto importante. Una sera udirono un gallo cantare. «Ecco il nostro araldo!» essi esclamarono.E da quel giorno il gallo avverte col suo canto ogni mattina che gli spiriti del cielo stanno per accendere il sole.

...tic, tac, tic, tac...

Reloooj no marques las hooooras, porque voy a enloqueceeeer.....

Si, potrei continuare cantando all'orologio perché non faccia trascorrere il tempo ma a quest'ora è meglio non farsi sentire molto. E' un tantino presto ed i vicini sicuramente ne avrebbero qualcosina da dire sulla mia avversione verso l'orologio ed il trascorrere inesorabile del tempo...ma è da un po' che non trovo tempo per nulla e men che meno per scrivere una sola parola mia qua... Non che sia una grande perdita, anzi, ma mi manca parecchio direi.... il tempo corre e corre ed io mi sono trovata senza scarpe, vorrei correre anch'io ma dopo un pochino i miei piedi sono pieni di ferite e non posso fare altro che fermarmi a tamponarle come meglio possa...
Ed il mio caro pc è partito senza nemmeno salutare, nemmeno un accenno... è lì, fermo nella scatola che aspetta che decidiamo cosa farcene, buttarlo, come sarebbe logico, o rimandarlo dal suo "dottore" per una impietosa diagnosi.... Quanto mi manca!!... Per carità sono ospite di un signor pc...ma non trovo la mia roba, non trovo nulla e passo il tempo alla ricerca dei programmi che qua non ho, delle foto, delle mie cose....

Beh, non diventerò matta come nella canzone per il trascorrere del tempo ma qualche ritaglio in giro mi piacerebbe trovarlo, almeno da riuscire a fare qualcosa di quelle che mi piacciono ma che, come tutto quello che piace a me, richiede pazienza, concentrazione e non guardare l'orologio....

martedì 24 luglio 2007

...pensiero del giorno...


Bridge
Originally uploaded by
SueZeeCue
"Andai nei boschi perché volevo vivere con saggezza, in profondità e succhiare il midollo della vita, sbaragliare tutto ciò che non era vita e non scoprire in punto di morte di non essere mai vissuto....."

(dal film L'attimo fuggente)

lunedì 23 luglio 2007

La leggenda di Pietra Corva

...e dalla provincia di Parma e la Val di Ceno un'altra leggenda sulla luna per sognare...





Si raccontava, durante la veglia del “filoss” nelle case o nelle stalle dei vicini, che una bellissima fanciulla, figlia di un conte che abitava il castello di Roccalanzona, si fosse innamorata di un giovanotto di Gallicchiano (località poco distante dal castello di Riviano) che portava a pascolare le pecore vicino a Pietra Corva. Per quei tempi non era assolutamente permesso che un pastorello alzasse gli occhi su una fanciulla nobile e bella, tanto più che essa apparteneva al casato dei Rossi di San Secondo, eterni nemici dei potenti Pallavicino, feudatari di Varano e di Riviano, cui apparteneva Gallicchiano.


Narra la leggenda che essi si siano gettati, uniti, giù dall’altissima rupe di Pietra Corva per sottrarsi agli odi domestici e alla feudale prepotenza di chi li voleva disgiunti e che, nelle calde notti d’estate quando la luna è piena ed ha l’alone intorno, si vedono aleggiare nel cielo due bianchi veli che, dopo essersi posati dolcemente su Pietra Corva, quasi ad abbracciarla, spariscono nel nulla, scivolando insieme dietro la nera rupe.

domenica 22 luglio 2007

...pensiero della domenica...



I pensieri si coagulano nel cuore se non vengono espressi. Un' idea è come un uccello raro che non possiamo vedere. Ciò che vediamo è il ramo tremolante dal quale ha appena spiccato il volo.

(Lawrence George Durrel)

sabato 21 luglio 2007

..la “mia” Madrid borbonica parte 1 e 2

E figuriamoci se non potevo farvi vedere le “mie foto” fatte nelle prime due parti della Madrid Borbonica viste finora!! Sarebbe stato imperdonabile, vero?… Eccovi la prima...





Poco altro posso aggiungere…Come vedrete nella seconda slide ci sono dei personaggi e oggetti bronzei a dir poco “originali”. Nella stazione troviamo un monumento al rappresentante nell’ atto in cui compila un’ordine di vendita, il monumento forse al “viaggiatore distratto” che dimenticò in stazione cappello, borse e paltò e, fuori, vicino all’Istituto di Cultura italiano un omino che osserva lo stato degli scavi sotto un vetro in strada….




Pillole di…Madrid: la Madrid Borbonica. Seconda parte.

E riprendendo dal Cason del buen Retiro, dove eravamo arrivati prima del nostro meritato riposo, pochi minuti di cammino ci portano all’ingresso del Parque del Retiro, il vasto giardino pubblico al centro della città, ricco di colorati e geometrici giardini all’italiana ma anche da zone piene di grandi e vecchi alberi dove sedersi a riposare alla fresca ombra. All’interno, un grande lago ai piedi del monumento de Alfonso XII, dalla scenografica posizione.

Percorrendo i sentieri ombrosi e le aiuole fiorite, si possono trovare piccoli gioielli architettonici come il particolare Palacio Velazquez, dallo stile mudejar e utilizzato come centro di mostre temporanee, il Palacio de Cristal ai margini di un lago, la Casita del pescador e la Casa de Vacas. Particolarmente belle sono le principali porte d'ingresso al parco, delimitato da una bassa recinzione con alte sbarre in ferro battuto ed oro. Tra i vari giardini spicca la Rosaleda, un angolo del parco coltivato a roseti e abbellito da vasche, fontane e giochi d’acqua, tra cui la Fuente dell’Angel Caido, unico monumento esistente al mondo dedicato al diavolo, l'angelo caduto, appunto... En "la Chopera" (piopetto) nella zona del parco più vicina alla stazione di Atocha si trova el "bosque de los Ausentes" ora chiamato "bosque del recuerdo" dove sono stati piantati 192 alberi in memoria delle vittime dell'atentato ai treni.
Innumerevoli piazzuole con fontane, monumenti e sculture, passeggiate piene di statue, piccoli rii con ponti si alternano ad angoli in cui ci si sente in un parco naturale, ci si trova fra alti alberi, si sente solo il cinguettare degli uccelli, si riceve la visita dei scoiattoli che prendono il cibo dai visitatori per andarlo a mangiare a distanza di sicurezza.... E poi, tanta umanità di ogni tipo...famiglie, bambini che guardano il teatro di marionette, giocano nella sabbia o imparano ad andare in bicicletta, adulti che sentono la musica dal kiosco dove piccole orchestre suonano, mimi di ogni tipo, cartomanti, giocolieri, madrilenni che approffitano per farsi qualche ora di remo nel grande lago....
Fuori dal parco, nei pressi, il bel Ministerio de Agricoltura ricco di colonne e statue di bronzo o marmo ma siamo ormai arrivati alla Glorieta de Atocha, fine del Paseo del Prado con questo nome, e non possiamo non sostare nella Estaciòn de Atocha. L'edificio nato per ospitare la linea che univa Madrid ai siti reali di Aranjuez fu distrutto da un incendio, venne ricostruito e divenne la prima stazione ferroviaria di Madrid data la sua posizione centrale. Qualche anno fa è stato fatto un ampiamento che, senza nulla togliere alla vecchia stazione, ne ha trasformato l'interno in un giardino tropicale aperto al pubblico che contrasta con i moderni edifici annesi. In memoria delle vittime dell'attentato del 11 marzo 2004 in questa stazione c'è un monumento molto particolare, strano ma suggestivo...In una gran stanza completamente spoglia e di colore blu, in un grande bucco rotondo del sofito, che dal cielo riceve la luce, un enorme involucro di plastica trasparente s'innalza verso il cielo, muovendosi con l'aria e producendo un strano e dolce suono. In questa plastica ci sono i testi di tutti i bigliettini che, in tutte le lingue, i viaggiatori che arrivarono nei giorno dopo a questa stazione lasciarono nel luogo dell'attentato.
Continuando verso il Palazzo Reale troviamo il Palacio Abrantes, sede ora dell’Istituto Italiano di Cultura, e di fronte ormai al Palazzo ma rivolta alla città la bella Plaza de Oriente, con la Statua di Filippo IV al centro e dei curati giardini all’italiana. In questa piazza c'è il Teatro Real, tempio della lirica spagnolo e, in semicerchio, pregiati e nobili palazzi. Con una breve passeggiata si raggiunge il Campo del Moro, altro vasto spazio verde adiacente al Palazzo Reale da cui si può accedere ai Giardini dei Palazzo Reale e alle splendide vedute su di esso.
Ma andremmo al Palacio Real la prossima volta. Oggi, anche se siamo davanti continueremo qualche passo per Calle Bailén, la via che costeggia il Palazzo e raggiungeremmo la sommità di "el Viaducto". E' un ponte di cemento armato con 3 archi che desta particolare attenzione per la sua altezza in relazione con la larghezza. Serve a compensare l'enorme dislivello fra il Palazzo Reale e la via che scorre sotto, la Calle de Segovia. Dall'alto, la veduta di Madrid è spettacolare ma, malauguratamente, l'enorme numero di suicidi ha costretto il comune a fiancheggiarlo da grandi vetri, non molto belli ma eficaci.

venerdì 20 luglio 2007

..le margherite, stelle della terra...

...una bella leggenda della Valsesia forse non ci farà dimenticare questo caldo, ma ci distraerà il pensiero per un po'....





Fu in una notte come tutte le altre, ma antica di molti milioni di anni, che le stelle sparirono dalla terra, per raggiungere il cielo. Perché, come narrano storie così vecchie che si è perso il ricordo di chi le narrava, c'è stato un tempo in cui le stelle vivevano sulla terra.
Erano creature timide ed aggraziate, che vivevano a gruppi, sparse un po' dovunque, tenendosi ben nascoste agli occhi degli esseri umani. In quei tempi lontani, gli uomini avevano appena cominciato a popolare il pianeta, ed erano in pochi, e tuttavia a volte sufficienti per rompere i delicati equilibri che univano gli esseri viventi di tutto il creato.
Si racconta che un gruppo di stelle avesse trovato rifugio proprio qui, nella valle del Sesia, perché qui c'era tutto quello che esse amavano: grandi montagne ricoperte di foreste e rapidi torrenti ed un fiume generoso a raccoglierli, dalle fresche veloci acque azzurre, glaciali di neve in primavera, allo sciogliersi dei vicini ghiacciai, rombante di acque scure di minacce antiche quanto il tempo nei periodi delle lunghe piogge, luccicante d'oro al sole d'estate, sempre comunque in corsa più in basso, verso un altro placido fiume che scorre tra rive ridenti, pronto a ricevere il fratello più inquieto.
Nelle foreste più profonde, lontane dalle abitazioni degli uomini, le stelle spingevano nei torrenti rumorosi e limpidissimi gli alberi abbattuti nelle notti di tempesta dai fulmini loro amici, e poi liberati dai rami più ingombranti dai volenterosi castori, gli animaletti dei boschi coi quali le stelle amavano giocare. Alle stelle piaceva montare a cavalcioni di quelle imbarcazioni improvvisate, e poi lasciarsi trascinare dai tronchi che veloci le trasportavano a valle, mentre esse ridevano divertite per i grandi balzi lungo i rapidi torrenti bianchi di spuma.Cantavano poi dolcemente quando arrivavano al placido fiume che correva fuori dai monti, ed esse correvano con lui, sui comodi tronchi che ancora odoravano delle foreste lontane, accompagnate dal volo solenne degli aironi e dal chiacchierio delle famiglie dei dignitosi cormorani, incontrati lungo il cammino, e poi ancora più lontano, fino ad un altro fiume ancora più grande, dove l'impatto coi gabbiani bianchi, ubriachi di onde e di vento, annunciava la vicinanza del mare.
Le stelle indossavano abiti di nuvole, e decorazioni scintillanti fatte dei denti affilati dei cinghiali che popolavano numerosi le foreste che coprivano le cime delle montagne, e di altrettanto scintillanti conchiglie, che il mare, ritraendosi dopo le tempeste, lasciava loro in dono lungo le rive. Avevano lunghi capelli leggeri di un bianco dorato, che rifulgevano al sole quando il vento si divertiva a giocare con quei fili sottili, e ridenti, luminosi occhi pronti al sorriso.Tutto quel fulgore di ornamenti e di bellissime chiome pulsava ritmico all'unisono, quando le stelle cantavano le loro canzoni, scivolando lungo il fiume. Era un'incredibile spettacolo di luce, di bellezza e di gioia, carico di musica struggente. E fu proprio dalla valle del Sesia che esse sparirono. Accadde così, in una notte che sapeva di magia.
Il cielo tutto blu era fermo e compatto, come in attesa. Sarebbe stata buia la notte, perché in quei tempi prima del tempo, nemmeno la luna illuminava il cielo, ma la luce era data da tutto quello splendore di stelle, che scendevano placide cantando lungo il grande fiume.
Un viandante che si era perso nella foresta vide quella luce scintillante, e sentì la dolce musica misteriosa. Divorato dalla curiosità, si avvicinò alla fonte della sua meraviglia e spiò, nascosto tra i rami degli alberi che crescevano lungo la riva. Lo spettacolo era di tale bellezza che l'uomo rimase quasi accecato dalla magnificenza di quanto scorreva sul fiume. Con l'avidità che è propria della sua razza, o forse soltanto per la gioia di tenerlo tra le mani, l'uomo d'impulso uscì dal suo nascondiglio e si precipitò verso tutto quello splendore, arrivando a sfiorare una delle imbarcazioni improvvisate, che però gli scivolò tra le dita.Terrorizzate, le fragili stelle fuggirono, chiamarono a raccolta le loro sorelle sparse per tutta la terra e si rifugiarono nel cielo, per non tornare mai più. IL loro scintillio glorioso è tuttora visibile dal nostro pianeta, ma gli uomini hanno perso per sempre il fascino struggente della loro musica.
Lasciarono però, gentili com'erano, qualcosa al loro posto : le innumerevoli, graziose piccole margherite (dette anche pratoline) che a primavera ricoprono i prati a migliaia, rimaste a ricordare le stelle con il loro cuore colore di sole. Anche se è a primavera che esse cominciano a fiorire, è all'inizio dell'estate che ricoprono i prati con il loro candido e dorato splendore, tanto che un antico proverbio inglese recita: "Quando puoi posare il piede su sette margherite, allora è davvero arrivata l'estate".
Curiosamente, il nome inglese delle margherite è "Daisy" e forse risale, senza saperlo, all' antichissima storia che vi ho raccontato: perché Daisy sta per "the day's eye" - "l'occhio del giorno" e infatti questi fiorellini si aprono alle prime luci e ripiegano i loro petali quando il sole tramonta, come se andassero a dormire. Si dice che taluna, approfittando del buio, se ne voli a popolare il cielo, e che qualche altra, malata di nostalgia, approfittando delle stesse tenebre, torni ogni tanto a profumare la terra. Senza nemmeno saperlo e pur avendo perso il ricordo di quella leggenda lontana, anche i giovani esseri umani sono tornati a percorrere quella che un tempo era una strada di stelle, e con le agili canoe e i coloratissimi Kayak cavalcano gioiosi le limpide acque del fiume, giocando tra loro una sfida che ignorano essere antica quanto il tempo.

mercoledì 18 luglio 2007

...pensieri...




Le cose sono unite da legami invisibili: non puoi cogliere un fiore senza turbare una stella.

(G. Galilei)

la luna annegata




Molto tempo fa, quando l'Inghilterra dell' est era tutta un pantano e una palude, la luna brillava nel cielo, proprio come adesso, illuminando le pozze degli acquitrini. Perciò ci si poteva aggirare qua e là scegliendo il sentiero, sicuri come di giorno. Ma quando c'era la luna calante i cieli diventavano bui, uscivano allo scoperto tutte le viscide, striscianti creature malvagie come gli spiriti maligni, che con l'inganno tiravano le persone verso la morte.

Quando la luna lo venne a sapere si intristì, e decise di scendere sulla terra a vedere con i suoi occhi. Così, avvolse il suo bagliore in un mantello di velluto nero si ritirò dal cielo per dirigersi verso il confine delle paludi. Non c'era altra luce che quella proveniente dai suoi bianchi piedi argentei, quando diresse il suo cammino attraverso le pozze stagnanti. Tutto a un tratto mise un piede in fallo, scivolò e cadde nell'acqua sporca. Veloci come la luce, gli spiriti della palude e i folletti degli acquitrini furono sopra di lei, intrappolandola nelle radici limacciose delle piante acquatiche. Per quanto lottasse, la luna non riuscì a liberarsi.
Un viaggiatore stava aprendosi la strada attraverso le paludi quando improvvisamente il cappuccio della luna scivolò dal suo volto e la sua luce magnifica si riversò sull'acqua. Il viaggiatore ringraziò di essere stato salvato e tornò in fretta sulla via di casa, senza darsi la pena di pensare da dove provenisse quella luce. Nel frattempo, le malvagie creature della palude spinsero la luna sott'acqua e le misero sopra una grossa pietra.
Qualche giorno più tardi, quando tutti si chiedevano dove fossa finita la luna, il viaggiatore si ricordò di come era stato salvato. «Penso di sapere dove sia la luna!» esclamò. «Probabilmente è annegata negli acquitrini.» Un gruppo di abitanti del villaggio prese corde e lanterne e partì per le paludi. Il viaggiatore che era stato salvato mostrò loro la strada, e quelli trovarono un'enorme pietra che sporgeva dall'acqua. Spinsero e tirarono insieme, con tutta la forza, finché non ebbero sollevato la pietra.Una splendida faccia argentea venne subito a galla sulla superficie dell'acqua e in un'abbagliante esibizione di luce, la luna annegata si levò grondante dagli acquitrini e volò su nel cielo. Da allora ha brillato più luminosa che mai sulle paludi, per tenere lontani gli spiriti malvagi.

...la vacanza...

Dal mio ritorno da Madrid non riesco quasi a trovare tempo per nulla e così appaio qua per un attimo che uso per dire le cose che vorrei nel modo più breve: i pensieri.... e data la mia scarsa sinseticità è un gran bene... Ora, passando un periodo non tanto leggero, ci vogliono i momenti di riposo, di pausa, in cui il cervello deve poter scappare ed abbandonarsi a qualcuna di quelle cose che sono belle e basta e per me le leggende sono uno dei modi migliori di fargli fare una gran bella vacanza dai problemi attorno....Eccone qua subito sopra una...

martedì 17 luglio 2007

pensiero del mattino




Non ho parole, oggi che aspetto il vento. Solo aquiloni di pensieri, da far volare... insieme.

(Fiorella Cappelli)

lunedì 16 luglio 2007

pensiero della notte...




L'Amicizia e come un fiore può nascere anche sull'asfalto e resistere anche ad una tempesta non appassirà mai se ad esso daremo cura

(Anonimo)



Pillole di…Madrid: la Madrid Borbonica. Prima parte.

Ad est della Vecchia Madrid esisteva una zona verde adibita a colture ortofrutticole nota come il Prado, il Prato. Lì nel ‘500 vi fu costruito un monastero che gli Asburgo ampliarono per farne un palazzo. Dell’edificio ora resta poco ed i giardini sono stati trasformati nel popolare Parque del Retiro. Nel ‘700 i Borboni, Carlo II in particolare, scelsero questa zona per espandere e abbellire la città. Attorno al Paseo del Prado fecero costruire piazze con fontane, un arco trionfale e quello che era destinato a diventare il Museo del Prado.





Partiamo nel nostro viaggio dalla Plaza de Cibeles, con la fontana dedicata a quella dea nel mezzo della piazza e il particolare Palacio de Comunicaciones, la nostra posta centrale, dall’aspetto di una torta nuziale con le guglie slanciate e bianche.Di fronte al Palacio de Comunicaciones si trova il Banco de Espana, in stile rinascimentale veneziano e l’inizio della Gran Via una delle arterie principali, con gli artistici tetti dei palazzi che vi si affacciano e, nelle vicinanze, la Puerta de Alcalà, neoclassico arco trionfale e la calle de Alcalà, un’altra delle vie principali.





Dalla piazza partono lunghi viali, chiamati "paseos", dove lungo gli alberati marciapiedi si trovano fontane e giochi d’acqua, chioschi con dehors dove fermarsi a bere e sentire anche musica, (qua nacque qualche anno fa ”la movida”) e persino giochi per bambini. E’ in pratica un unico viale che prende a seconda dei tratti i nomi di Paseo de la Castellana, Paseo del Prado e Paseo de Recoletos. Proseguendo lungo il Paseo del Prado, si incontra la piazza e la ”Fuente de Neptuno”. Lì si trovano il Ritz ed il Palace, due dei più prestigiosi, anche se vecchi ormai, alberghi di Madrid.





Il "paseo" prende il nome dal Prado, uno dei musei più celebri al mondo, la cui facciata neoclassica si erge a metà strada ed è adorna delle statue del Velazquez, del Goya e di Murillo, famosi pittori spagnoli di cui il museo contiene le raccolte. E’ una delle pinacoteche più importanti del mondo ed espone opere dei maggiori artisti italiani, spagnoli e fiamminghi, fra cui: Sandro Botticelli, Caravaggio, El Greco, Artemisia Gentileschi, Francisco Goya, Melozzo da Forlì, Rembrandt Harmenszoon Van Rijn, Pieter Paul Rubens e Diego Velázquez





A poca distanza troviamo l’ingresso al bellissimo e colorato Real Jardin Botanico, ricco di piante esotiche e di fiori da tutto il mondo. Alle spalle del Prado si trova la Iglesia de San Jeronimo el Real, considerata la chiesa reale di Madrid (qui si sono sposati alcuni reali e molti nobili) e, di fronte, il Cason del Buen Retiro, sede staccata del Prado con davanti la statua della regina Maria Cristina di Borbone.







Ed ora stiamo per raggiungere uno dei parchi più belli di Madrid, “el Retiro” ma data la ora, meglio fare una sosta e riposarci un po’ ….




Continua………………………….